Disturbi del comportamento alimentare

I disturbi del comportamento alimentare non sono disturbi dell’appetito, non hanno a che fare con qualcosa che non funziona a livello organico, ma della relazione.

Ciò che l’anoressica invoca, con i lunghi digiuni talvolta intervallati da abbuffate e vomito, è un bisogno di essere vista ed amata per quello che è. Il rifiuto ostinato del cibo è un dire no a quello che l’altro le offre in termini di dare: oggetti, cibo, regali… perché quello che lei chiede è sul lato dell’essere.

L’anoressica chiede che l’altro genitoriale mostri il segno dell’amore, il segno della sua mancanza, l’esserci. E invoca questo a costo di lasciarsi scomparire. Per questo possiamo dire che l’anoressia è una malattia dell’amore, il suo è un messaggio indirizzato all’altro. Non a caso proprio quando l’altro genitoriale mostra la propria mancanza, quando impotente non ha più nulla da offrire e da poter fare e chiede aiuto, si apre un primo spiraglio e si consente uno spostamento soggettivo nel sintomo.

Il mangiare senza limiti e fuori dalla dimensione relazionale nell’obesità e le abbuffate seguite dal vomito, che puntano a mantenere il corpo controllato ed incontaminato nella bulimia, mettono in luce così come nell’anoressia, che il nutrimento non è mai una dimensione svincolata dal legame con l’altro.

La cura di queste malattie non può puntare dunque a ripristinare una presunta funzione alimentare alterata, ad un’educazione alimentare, ma a dare voce a quella infinita fame d’amore che il corpo del soggetto reclama.