Attacco di panico

L’attacco di panico si manifesta come un vero e proprio “fulmine a ciel sereno”, un evento improvviso che sconvolge la vita fino a quel momento magari tranquilla. Il cuore che batte all’impazzata, sudorazione, tremori, perdita del controllo, sensazione di stare per morire o per impazzire: è il corpo che prepotentemente è in primo piano. Un corpo che urla, che rompe gli argini.

L’attacco di panico coglie il soggetto in maniera del tutto inaspettata ed apparentemente casuale, senza un motivo preciso, mentre è a casa, a lavoro, al cinema, in un supermercato. E’ un momento di completo smarrimento, di perdita dei punti di aggancio. Spesso sotto la paura del panico può celarsi la paura di perdere il controllo, la padronanza di sé.

Dopo che si scatena il panico possono verificarsi due tipi di reazioni nel soggetto: la prima consiste nello sviluppare dei veri e propri rituali di controllo volti ad evitare certe situazioni o condizioni che secondo il soggetto potrebbero provocare una nuova crisi, la seconda consiste nel cercare conforto e protezione in un “accompagnatore”, qualcuno con il quale il soggetto ha sperimentato di riuscire, grazie alla sua vicinanza, protezione e conforto, a tornare a fare poco a poco ciò che da solo non era più in grado di fare.

Possiamo dire che il partner funziona da specchio, consentendo al soggetto di ritrovare quel senso di unità della propria immagine andata in frantumi con lo scatenamento della crisi. Ecco perché solo se c’è l’accompagnatore il soggetto tiene, solo a questa condizione si riesce ad andare a lavoro, a fare la spesa, uscire. In entrambi i casi si innesca un circolo vizioso per cui ci si sente sempre meno liberi di muoversi nel mondo.

La clinica insegna che nel panico in primo piano non troviamo il confronto del soggetto con il desiderio dell’altro, ma piuttosto la caduta di quel baluardo difensivo che ha concesso fino a quel momento alla persona di assicurare una certa consistenza alla propria identità. Qualcosa ha fatto irruzione nella vita facendo vacillare un assetto fino a quel momento stabile, rompendo l’identificazione del soggetto all’immagine ideale a cui si era conformato.

Dunque l’attacco di panico segnala l’emergere di qualcosa di autentico del soggetto fino ad allora celato. Uscire dal panico è possibile, e un percorso psicoterapeutico permette di dare un nome a quell’ingovernabilità del corpo che nasconde una verità del soggetto che può essere rintracciata.