Quando arriva il panico

Quando la vita sembrava scorrere regolarmente, ecco un giorno il cuore che comincia a battere all’impazzata, senso di soffocamento, tremori, vertigine, sudorazione, la sensazione di stare per morire o per impazzire.

E’ l’attacco di panico, un sintomo molto diffuso nel nostro tempo e che può portare il soggetto, qualche volta dopo un turn over di visite mediche volte a scongiurare o rintracciare una presunta causa organica, a bussare alla porta dello psicoanalista.

L’attacco di panico sconvolge il soggetto perché arriva senza preavviso, quando si trova in un luogo anonimo ed affollato, un centro commerciale, un ristorante, un luogo di lavoro, o quando è da solo, in macchina, in ascensore, o tra le mura della propria camera da letto, quando avvolti dal silenzio, ci si accorge che il corpo comincia ad andare per conto suo, senza possibilità di controllo.

E’ il momento del panico. Qualcosa che mette in primo piano il corpo. Perché i sintomi qui sono soprattutto sintomi di corpo, che urla, indomabile.
Sin da subito si insinua nel soggetto la paura che il panico possa tornare, che di nuovo ci si troverà a vivere quella terribile esperienza.

Il soggetto panicato vorrebbe evitare ad ogni costo che si riaffacci di nuovo quella tremenda sensazione di stare come per morire, di cui tanti pazienti raccontano. Questo determina una progressiva e spesso rigida limitazione della libertà e delle possibilità del soggetto, che non si sente più al sicuro. Quello che prima era semplice e scontato diventa difficile se non impossibile, andare a lavoro, uscire, guidare la macchina.

Ma come non leggere dietro tutte le limitazioni che costellano la vita del soggetto panicato, che punterebbero a scongiurare la paura della morte, proprio il suo rovescio, la paura della vita? Paura del suo lato più incontrollabile e senza garanzie?
Spesso il soggetto che arriva dallo psicoanalista non sa che cosa ha potuto causare il panico, tutto sembrava svolgersi regolarmente, nulla che spieghi apparentemente l’accaduto. Ma ad un ascolto attento capiamo che non è così.

Nel periodo che ne precede l’insorgenza spesso ritroviamo qualcosa che ha a che fare con una perdita o con il suo timore. Perdita di un legame, di qualcuno o qualcosa che fungeva per il soggetto da garanzia e da sostegno, per cui il soggetto si sente improvvisamente senza punti di aggancio, alla deriva, impotente, che sono poi le stesse sensazioni che il soggetto esperisce nel panico.

Se l’attacco di panico compare quasi improvvisamente, nel tran tran della vita quotidiana, nella cura occorre andare oltre quel quadro di apparente regolarità, per capire quali sono stati i punti nodali che hanno caratterizzato la storia del soggetto, e fare posto affinchè a partire da quella sensazione di perdita di sicurezza e di spaesamento si possano costruire, attraverso la parola, dei nuovi ormeggi.

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